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La dieta del tuo cane può causare disbiosi

Aggiornamento: 11 set 2023


Dieta industriale secca vs dieta naturale. La dieta del tuo cane può causare disbiosi


Recenti evidenze suggeriscono che la dieta può causare disbiosi, un'alterazione della composizione del microbiota, che potrebbe influenzare il metabolismo dell'ospite e/o le risposte immunitarie e alterare la suscettibilità alle malattie.

I cambiamenti metabolici includono alterazioni nella produzione di SCFA e di metaboliti del triptofano.

Le scelte dietetiche contano

Gli alimenti forniscono i substrati e i nutrienti per la crescita delle specie microbiche intestinali e alterano il microbiota intestinale, provocando eubiosi o disbiosi. A sua volta, il microbiota intestinale rilascia nutrienti e metaboliti nell'organismo, influenzando le cellule immunitarie e le funzioni infiammatorie.



Una dieta ricca di alimenti trasformati e cereali induce la disbiosi perché favorisce la crescita eccessiva di batteri patogeni. Pertanto, le scelte alimentari selezionano i substrati per la specie, fornendo un vantaggio competitivo rispetto ad altri microrganismi gastrointestinali (Heiman ML et al, 2016).


Il cambiamento della dieta, le fibre prebiotiche e i batteri probiotici svolgono un ruolo fondamentale nel trattamento della disbiosi, migliorando così la diversità microbica e la produzione di metaboliti.


Una dieta fresca di alta qualità e altamente digeribile svolge un ruolo fondamentale nel trattamento della disbiosi intestinale, poiché comporta una minore quantità di substrato alimentare non digerito nel lume intestinale per la crescita o la conversione batterica.


Gli acidi grassi a catena corta (SCFA)


Gli acidi grassi a catena corta (SCFA), come il propionato, il butirrato e l'acetato sono creati in grandi quantità nel colon dalla fermentazione batterica. Il ruolo degli SCFA nella salute intestinale è indiscusso in quanto nutrono l'intestino, inibiscono la crescita dei batteri patogeni e riducono il pH intestinale.




Come vengono prodotti gli SCFA?

Negli ultimi anni, gran parte della ricerca si concentrata sullo studio dell’impatto dei carboidrati e delle fibre (polisaccaridi indigeribili) sull'abbondanza Bifidobacterium spp. (Bifidobacteriaceae), Lactobacillus spp. (Lactobacillaceae) e Faecalibacterium spp. (Ruminococcaceae) - specie batteriche considerate benefiche negli onnivori poichè legate alla produzione di produzione di butirrato. Infatti, queste specie batteriche "digerendo" (fermentando) i carboidrati producono prodotti di fermentazione che vengono poi convertiti in butirrato attraverso la via della butirril-CoA:acetato-CoA-transferasi (Pilla et al., 2020).

Tuttavia, il butirrato si trova in campioni fecali di mammiferi che consumano pochi o nessun carboidrato.

Nei carnivori, il butirrato viene prodotto, almeno in parte, da altre specie batteriche, come i membri delle famiglie delle Clostridiaceae e delle Fusobacteriaceae. Alcuni recenti studi hanno infatti evidenziato che nei carnivori le Clostridiaceae, in particolare Clostridium perfringens, e Fusobacterium varium sono associate alla via di sintesi del butirrato chinasi, che consente la produzione di butirrato dalle proteine.

Nei lupi (Wu et al., 2017; Lyu et al., 2018) e nei cani alimentati con diete crude (Bermingham et al., 2017; Sandr et al., 2017; Schmidt et al., 2018), i membri delle famiglie delle Clostridiaceae e delle Fusobacteriaceae aumentano in modo significativo, suggerendo un adattamento del microbioma a una dieta ricca di proteine. Sebbene le Clostridiaceae sono spesso associate a malattie gastrointestinali nell'uomo, è stato suggerito che il loro aumento non sia dannoso nei cani alimentati con diete ricche di proteine. Le specie di questa famiglia sono correlate positivamente con la digeribilità delle proteine e con punteggi fecali più solidi: una maggiore quantità di Clostridiceae comporta una minore quantità di proteine non digerite nelle feci e una minore produzione fecale.


Questi risultati mettono in dubbio che i batteri specializzati nella fermentazione dei carboidrati apportino al tratto gastrointestinale dei carnivori gli stessi benefici descritti negli onnivori (Pilla et al., 2020). Se nell'uomo diete ad alto contenuto proteico determinano una diminuzione della concentrazione di butirrato e del numero di batteri produttori di butirrato, nei carnivori selvatici e domestici sembra esistere una produzione di butirrato alternativa, indicando che la produzione di SCFA nel cane e nel gatto non dipende esclusivamente dal contenuto di carboidrati e fibre nella dieta.



Approfondimenti

  • Pilla R, Suchodolski JS. The Gut Microbiome of Dogs and Cats, and the Influence of Diet. Vet Clin North Am Small Anim Pract. 2021;51(3):605-621. doi:10.1016/j.cvsm.2021.01.002

  • Heiman ML, Greenway FL. A healthy gastrointestinal microbiome is dependent on dietary diversity. Mol Metab. 2016;5(5):317-320. Published 2016 Mar 5. doi:10.1016/j.molmet.2016.02.005

  • Sokol H, Pigneur B, Watterlot L, et al. Faecalibacterium prausnitzii is an anti-inflammatory commensal bacterium identified by gut microbiota analysis of Crohn disease patients. Proc Natl Acad Sci U S A. 2008;105(43):16731-16736. doi:10.1073/pnas.0804812105




 
 
 

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